Per le mamme, cullare il proprio bimbo è un gesto automatico. Uno dei più naturali che un genitore
fa. Ma, al di là del lato affettivo e dell’amore che quel semplice gesto racconta, vi è anche un’utilità di fondo: secondo recenti studi, essere cullati aiuta i bimbi ad addormentarsi più in fretta e potenzia la loro memoria.
Pubblicati sulla rivista Current Biology, i due studi – entrambi condotti in Svizzera – sono partiti da un assunto: un bebè, se cullato, si addormenta prima. Ma per quale motivo succede? Per dimostrarlo, gli scienziati hanno fatto dormire i volontari per due notti nel proprio “laboratorio del sonno”, mettendo loro a disposizione un letto basculante la prima notte e un letto “fisso” la seconda.
Il risultato? La prima notte si sono addormentati tutti più in fretta e hanno avuto una fase più lunga del sonno cosiddetto rigenerante, ovvero sia di sonno profondo, quello che mette in circolo nel cervello le onde lente (e ci fa quindi svegliare più riposati). Al risveglio, i volontari sono stati sottoposti a un test di memoria – che consisteva nel ricordare coppie di parole apprese la sera prima – in cui hanno totalizzato un punteggio migliore. Da qui, la convinzione: essere cullati aiuta a dormire prima e meglio, e potenzia la memoria.
Un secondo test, condotto invece su dei topolini, ha indagato gli effetti del movimento ondulatorio e ha scoperto che sono mediati dall’orecchio interno: è questo, che trasferisce l’informazione del movimento al cervello.
Ora, l’obiettivo degli studiosi è arrivare a ricostruire gli effetti del cullare in modo artificiale, così da stimolare le aree neurali attivate dal movimento ondulatorio per aiutare chi soffre di insonnia.
Ecco dunque che, cullare il proprio bambino (soprattutto se fatica ad addormentarsi), lo aiuta a prendere sonno più facilmente. E potrebbe persino migliorare la sua memoria. Un motivo in più per farlo anche quando il bimbo è più grandino e cullarlo, da coccola, diventa un gesto a tutela del suo benessere.
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