26.6.19

Tv accesa mentre dormi: aumenti il rischio d’ingrassare




tv accesaSe tieni la tv accesa mentre dormi aumenti il rischio di ingrassare.
Lo svela una ricerca scientifica secondo cui le luci accese dei televisori nelle camera da letto interferirebbero con il sonno, ma soprattutto con il nostro benessere. La ricerca, realizzata dal National Institute of Environmental Health Sciences della Carolina del Nord ha identificato un legame fra il rischio di obesità e l’esposizioni a delle luci artificiali durante il sonno.


L’esperimento ha coinvolto 40 mila donne con un’età compresa fra i 35 e i 74 anni di cui è stata valutata la variazione di peso in relazione all’assenza o alla presenza di luce durante il riposo notturno. Non solo: i ricercatori hanno operato anche una netta distinzione fra la luce proveniente da fuori e quella emessa da uno schermo acceso. La maggior parte dei partecipanti dormiva con il televisore acceso, altri con una lucina (ad esempio della sveglia) o con una lampada accesa in un’altra stanza.

I risultati sono stati sorprendenti: le donne esposte alla luce artificiale hanno mostrato una maggiore possibilità di sviluppare in futuro obesità e sovrappeso. Perché? I ricercatori chiariscono che sono necessari altri studi e ulteriori esperimenti, nel frattempo hanno già formulato alcune ipotesi. L’aumento di peso potrebbe essere causato da un’alterazione della qualità del sonno che porterebbe il giorno successivo a mangiare di più.




Da tempo infatti la scienza ha stabilito un legame fra l’obesità e un sonno irregolare. Dormire poco e male provoca gravi danni all’organismo, causando un’alterazione degli ormoni che regolano l’appetito e favorendo l’accumulo di grasso. Inoltre il mancato riposo causa un aumento dello stress, portandoci ad aprire molto più spesso il frigorifero e a consumare alimenti con un alto indice glicemico. Per mantenersi in forma dunque è fondamentale, oltre ad una dieta equilibrata e tanto sport, anche dormire bene.

“Spegnere tutte le luci al momento di coricarsi potrebbe ridurre le possibilità delle donne di diventare obese” ha spiegato Yong-Moon Park, ricercatore a capo dello studio.



Lo shopping, a volte. è meglio del sesso. Lo dice la scienza







Astinenza sessuale? Una giornata di shopping può regalarvi piaceri
paragonabili ad una notte di fuoco: lo dice la scienza.

Astinenza sessuale? Una giornata di shopping può regalarvi piaceri paragonabili ad una notte di fuoco: lo dice la scienza.

Aggirarsi tra i negozi, provare abiti all’ultima moda, comprare una borsa tanto desiderata con i saldi : quello che noi definiamo shopping in realtà è molto di più secondo il periodico inglese The Sun.



La compagnia MyndPlay, tramite elettroencefalografia, ha studiato i segnali che giungono al cervello durante una giornata di shopping. Ebbene, girovagare per negozi e cercare abiti adatti alla propria personalità regala piaceri simili a quelli sessuali.

È stato appurato che l’84 per cento dei cosiddetti “Inspired Shoppers” – che fanno compere seguendo solo la propria indole – vive più a lungo, godendosi meglio la giornata e sviluppando una mente più creativa.

Invece, chi si limita a fare acquisti online o per seguire la moda (definiti “Shop-y-cats”) non fa altro che aumentare la propria stanchezza mentale, che cresce del 30 per cento ogni 10 minuti di shopping.

Dunque, anziché deprimervi sul divano in attesa del principe azzurro, uscite a comprare quell’abito che desiderate tanto: potrebbe regalarvi emozioni che nemmeno l’uomo dei vostri sogni.




Dispareunia e menopausa: quando il sesso diventa doloroso




dolore

Il sesso per le donne in menopausa, può diventare meno piacevole,
colpa della dispaurenia: cos'è e come rimediare
Per un numero crescente di donne il sesso – una volta entrate in menopausa – non risulta essere più piacevole.La colpa è del nostro corpo che, con l’età che avanza, cambia tanto e in tutti i suoi aspetti, sesso compreso. Ecco quindi che, a complicare la vita sotto le lenzuola, può arrivare un disturbo comune, di cui però si parla ancora molto poco, scientificamente chiamato dispaurenia.


Secondo i dati della direzione dell’unità operativa di ostetrica del Policlinico Gemelli di Roma, questo problema addirittura una donna su quattro. Ma cos’è che, con l’arrivo della menopausa, rende il nostro corpo meno pronto al piacere? In cosa consiste esattamente?


Questa parola indica il fastidio che le donne avvertono durante il rapporto sessuale – che si trasforma spesso in un evento doloroso – e può essere accompagnato da dolore e prurito. Insomma, si tratta di qualcosa che condiziona pesantemente la qualità della vita della donna colpita e del suo partner.

La dispaurenia è causata fondamentalmente dal calo degli estrogeni durante la menopausa, che rende il corpo meno pronto al rapporto. Ma con l’età media che si allunga, un disturbo di questo tipo, tenuto nel silenzio in passato, diventa ora una questione da conoscere e affrontare, poiché oggi le coppie possono aspirare a una più longeva vita sessuale.

Cosa fare dunque per riconquistare il piacere perduto o, comunque, una maggiore serenità nell’intimità di coppia?

Se non esistono problemi diversi, che devono essere forzatamente trattati in modo chirurgico, un valido aiuto arriva dalla terapia ormonale. La ‘colpa’ di tutto infatti sta nel calo degli estrogeni, per questo una risposta può arrivare proprio grazie ad una cura che agisca su tale fronte.

Si può optare quindi per una terapia ormonale locale, con apposite pomate da applicare nella zona interessata e, per prepararsi ai rapporti sessuali, può essere sicuramente d’aiuto anche ricorrere ai lubrificanti.



25.6.19

La musica elettronica tiene lontane le zanzare






Con l’arrivo della bella stagione, oltre al caldo e alla voglia di mare, sole e aperitivo, arrivano in
massa anche le zanzare: il problema non è da sottovalutare per chi, come si dice, ha il sangue dolce e di fatto rappresenta lo spuntino preferito di questi irritanti insetti. I rimedi che vengono propinati ciclicamente – naturali e non – lasciano il tempo che trovano anche se tentar non nuoce e quando si ha il corpo ricoperto di punture e il prurito diventa insopportabile, ci si aggrappa a qualsiasi convinzione, credenza, rituale o dritta casalinga.


Tra i prodotti da cucina che in genere utilizziamo per tenere le zanzare lontane figurano l’aceto, il limone, le cipolle, l’aglio, il caffè o i chiodi di garofano, ma anche i metodi più strong, dagli zampironi alla casetta per i pipistrelli passando per i più disparati e pubblicizzato repellenti liquidi, sembrano non garantire una efficacia al 100%. D’altronde non è affatto facile sconfiggere le zanzare: il maschio vive tra i 7 e 15 giorni, la femmina è più tenace e raggiunge anche i 5 mesi di vita.



Se la classica ciabattata sul muro non è una soluzione scientificamente adeguata contro gli insetti, allora vi consigliamo di ascoltare la dubstep, un genere di musica elettronico nato da una ventina di anni a Londra e in particolare un brano dell’artista statunitense Skrillex, “Scary monsters and nice sprites”.

Un team di biologi americani dell’Università di Washington ha osservato che l’attività ematofaga delle zanzare cala drasticamente quando risuonano nell’aria vibrazioni riconducibili alla dubstep. È stato osservato che le zanzare che venivano disturbate da questa tipologia di suoni risultavano meno interessate e inclini a nutrirsi e accoppiarsi.

È ben noto che la musica ha un fortissimo potere sugli uomini (aiuta la concentrazione nello studio, ma risolve anche questi 11 problemi), ma che influenzasse il comportamento delle zanzare era ben poco immaginabile.

Se il formaggio diventa più buono con il rap e le zanzare più mansuete con la dubstep, quale potrebbe essere la musica che sconfigge le formiche, combatte i ritardatari e agevola il traffico? Speriamo che gli scienziati trovino una soluzione anche a queste altre questioni!



22.6.19

Il mare fa bene al cervello e rende felici. Lo dice la scienza






Lo abbiamo sperimentato tutti, soprattutto se viviamo in una grande città: basta trascorrere un breve
weekend in riva al mare per tornare a casa con un bel colorito, un aspetto più sano e più tonico, e l’umore disteso e sollevato. Non è solo merito del riposo: la luce solare ha effetti positivi sull’umore e il mare è una fonte immensa di benessere e di virtù positive. Lo dice anche la scienza.

FELICI NEL BLU – Un libro pubblicato qualche anno fa, intitolato Blue Mind – Mente e acqua, di Wallace J. Nichols, ha raccolto i risultati di numerosi studi scientifici realizzati nell’arco di un decennio, in base ai quali la vicinanza all’acqua favorisce il rilascio nel cervello di dopamina, serotonina e ossitocina, universalmente considerati come i neurotrasmettitori della felicità e del benessere. L’acqua ci riporta al nostro stato naturale, come eravamo nel grembo materno: anche semplicemente osservare un paesaggio marino in fotografia favorisce il rilassamento a livello subconscio; il fatto di trovarsi vicino all’acqua (e ancora meglio immersi in essa) migliora la capacità di attenzione; il colore blu, infine, genera serenità e sollievo ed è indicato dalla maggioranza di persone come il proprio colore preferito.




IL MARE RIGENERA –
Una bella nuotata tra le onde, una passeggiata sulla battigia o con l’acqua che arriva alle caviglie, o anche semplicemente stare immersi fino alla vita lasciandosi massaggiare dal movimento dei flutti: sono le cose che facciamo di abitudine in una giornata in spiaggia, ma in pratica abbiamo ripercorso tutti i passaggi di una sessione in palestra e in centro benessere: lo sport, un’attività a basso impatto, l’idromassaggio. Con in più la possibilità di godere dei benefici del sale marino, assorbito dalla nostra pelle. Insomma, la spiaggia può diventare una fantastica spa a cielo aperto, all’insegna della natura.

LA LUCE SOLARE –
I raggi del sole, se assorbiti con le dovute cautele, sono indispensabili alla nostra buona salute. Sono fondamentali per l’assorbimento della Vitamina D, essenziale per il metabolismo del calcio e quindi per la calcificazione delle ossa e dei denti, per prevenire il rachitismo e alcune malattie della pelle. Visto che l’assorbimento delle radiazioni solari ai fini della sintesi della vitamina D avviene attraverso la pelle, l’ideale è esporre la cute scoperta, almeno di braccia e gambe per una trentina di minuti al giorno. Questa forma essenziale di elioterapia può essere praticata anche in città: se ci troviamo in spieggia l’importante è esporsi al sole con gradualità e utilizzando un buon filtro protettivo, adeguato al proprio fototipo, proteggendo anche gli occhi con lenti solari adeguate. Meglio evitare le ore centrali della giornata in cui i raggi scottano di più. La luce del sole stimola anche la produzione degli ormoni del buon umore, per cui passare del tempo all’aria aperta è un vero balsamo contro lo stress e gli stati di ansia.



L’ARIA DI MARE - Le regioni costiere godono di un clima particolarmente salubre: i livelli di inquinamento sono di solito meno elevati e l’aria si carica dii sali minerali portati dalle onde, in particolare cloruro di sodio, iodio, calcio, magnesio, potassio, e bromo. Di tutto questo si giova l’apparato respiratorio, soprattutto se soffriamo di allergie e di asma: per godere al massimo di tutti i vantaggi, l’ideale è passeggiare sulla spiaggia o sul lungomare, soprattutto quando è in corso una mareggiata.

– Grazie alla concentrazione di sali marini, una bella nuotata o il semplice starsene a mollo dove l’acqua e bassa è un ottimo rimedio naturale per contrastare alcune forme di infiammazione e per stimolare il drenaggio linfatico. L’acqua salata, insomma, ci aiuta a sgonfiarci e a migliorare il microcircolo locale, combattendo la ritenzione idrica e la cellulite. Camminare nell’acqua unisce all’effetto drenante esercitato dal sale l’azione di massaggio praticata sul corpo dalla pressione dell’acqua in movimento.

LA TIROIDE
– L’aria di mare è particolarmente ricca di iodio e questo favorisce il benessere di chi ha la tiroide che lavora poco (ipotiroidismo). Al contrario, chi è affetto da ipertiroidismo, il disturbo esattamente opposto ovvero con una tiroide che lavora troppo, farà bene a scegliere per la vacanza una località con basse quantità di iodio nell’aria, ad esempio la montagna.




PER CHI RESTA A CASA – Alcuni vantaggi dell’acqua marina possono essere “trasportati” in casa propria, grazie ai prodotti talassoterapici e agli integratori a base di alghe marine. Esistono in commercio molte linee di sali da bagno, a partire da quelli del Mar Morto, che possiamo utilizzare per bagni rinfrescanti e rilassanti nella nostra vasca di casa; oppure possiamo coccolarci con uno scrub a base di sale marino. Se ci sentiamo un po’ giù e abbiamo bisogno di una scossa di nuova energia, possiamo provare un integratore a base di alga spirulina, ricca di vitamine e ottima per combattere lo stress, oppure di alga Kelp, se dobbiamo combattere il colesterolo cattivo o una carenza di iodio.



Le cause dell'insonnia e i rimedi per dormire bene







È un disturbo che colpisce tra i 12 e i 15 milioni di persone, circa un italiano su quattro. Soprattutto
donne, il 60% del totale, che ne sono interessate principalmente durante la menopausa. Il sonno è un ambito in cui si trovano molte fake news in internet.

Che tipo di insonne sei?


L'ultimo importante studio sull'argomento, l'ha collegato alla personalità. Insomma ci sarebbero diversi tipi di insonnia, che andrebbero trattate in maniera differente per avere delle cure efficaci. Da questa ricerca internazionale ne è uscito che negli insonni sono presenti 26 caratteristiche psicologiche, che hanno permesso di suddividerli nei seguenti cinque gruppi:

Molto ansiosi: sono persone che tendono a farsi paralizzare dall’ansia e dai pensieri negativi, che portano con sé anche al momento di coricarsi. Per loro è un’impresa riuscire ad addormentarsi. Come se non bastasse, presentano anche un alto rischio di avere incubi ricorrenti;

Stressati: si sentono sempre sotto pressione, hanno una forte necessità di essere apprezzati e si abbattono se non ricevono gratificazione. Anche per loro è difficile prendere sonno, ma meno rispetto al primo gruppo;

Depressi: mostrano poca «positività» di fronte agli eventi piacevoli della vita, il loro umore tende a essere basso. Di solito si svegliano nel cuore della notte, rimanendo con gli occhi spalancati fino al mattino;

Psicologicamente fragili: reagiscono in modo intenso agli eventi della vita facendosi spesso destabilizzare. Il loro sonno, di riflesso, risulta disturbato, spesso interrotto da una serie di risvegli, chiamati risvegli multipli;




Poco reattivi: tendono a lasciarsi scivolare le cose di dosso, a subire piuttosto che agire. Anche il loro sonno è disturbato, ma meno rispetto a quanto accade nel gruppo precedente.


Conseguenze su salute fisica e mentale

«Abbiamo sempre considerato l’insonnia come un unico problema, ma in realtà è scomponibile in diversi disturbi», commenta Tessa Blanken, una degli autori dello studio. Certo, l’esito è comunque lo stesso: nel breve periodo, stanchezza, scarsa concentrazione, irritabilità, alla lunga anche veri e propri danni per la salute. Recentemente è stato scoperto l'interruttore del sonno nel cervello.

Particolarmente pericoloso è il sonno frammentato.


«Dormire meno di sei ore a notte aumenta d tre volte il rischio di ipertensione arteriosa, mentre scendere sotto le cinque ore innalza di una volta e mezzo quello di diabete di tipo 2», avverte Giuseppe Plazzi, presidente dell’Associazione italiana di medicina del sonno. L'insonnia cronica aumenta di molto il rischio di asma. E i disagi non sono solo fisici. Uno studio del 2017 della Washington University ha appurato che una sola notte di riposo disturbato può innescare un aumento di beta-amiloide, una proteina cerebrale associata allo sviluppo della malattia di Alzheimer. Se il problema si protrae per sette giorni, s’innalza un’altra proteina del cervello, la tau, implicata nella genesi di varie malattie neurologiche. L'insonnia cronica consuma il cervello. . Anche il rischio di incidenti stradali si impenna.



Rimedi per i casi meno gravi

Nei casi meno gravi può essere sufficiente quella che gli esperti chiamano una buona igiene del sonno, che può essere conseguita rispettando dieci semplici regole.

Di sera cerca di rallentare, di privilegiare la calma e i ritmi lenti, di staccare la spina.


Predisponi la camera da letto al riposo, mettendo al bando tv, computer, tablet, cellulare, abbassando le luci e i rumori, mantenendo una temperatura adeguata (mai superiore ai 22 gradi). Elimina gli orologi visibili.

Non coricarti a digiuno, ma evita anche cene troppo abbondanti e ricche di proteine e di grassi, che tendono a rallentare la digestione e a disturbare l’addormentamento.  Via libera, invece, a pasta, cereali, legumi, verdure,frutta secca. Anche il cioccolato fondente può aiutare. In ogni caso, ricorda: devono passare almeno tre ore tra la cena e il momento di coricarti.

Evita di bere, soprattutto alla sera, bevande a base di caffeina, come caffè, tè, coca, e gli alcolici. Prova a stare un po' senza alcolici e vedrai come migliora la qualità del tuo sonno.

Stai alla larga dalle sigarette nelle ore serali.


Non concederti lunghi sonnellini pomeridiani: i cardiologi sconsigliano pisolini superiori ai 40 minuti. Evita anche di assopirti davanti alla tv prima di andare a letto. Attenzione fare scorpacciate di serie tv favorisce l'insonnia.

Privilegia lo sport pomeridiano a quello serale. Il movimento poco prima di dormire potrebbe eccitare il sistema nervoso, rendendo più difficile l’addormentamento.

Cerca di coricarti e di svegliarti sempre alla stessa ora.

Non rigirarti nel letto per lungo tempo. Come suggeriscono gli esperti dell’Ohio Sleep Medicine Institute, negli Stati Uniti, alzati se dopo una ventina di minuti non riesci a prendere sonno. Potresti, ad esempio, metterti in poltrona a leggere un libro o ascoltare un po’ di musica rilassante.



Una o due ore prima di andare a letto fai un bagno o una doccia calda, in modo da allentare le tensioni e favorire il rilassamento. Per i più pigri può essere sufficiente un pediluvio.


Rimedi fitoterapici su misura

Se questi consigli non dovessero bastare, puoi provare tisane e integratori, che trovi in farmacia, parafarmacia o erboristeria. Di seguito una serie di rimedi naturali la cui efficacia è stata dimostrata da studi scientifici. Spesso si trovano combinati fra loro.

Camomilla: è la bevanda per antonomasia associata al riposo, ha blandi effetti sedativi utili per i disturbi minori di insonnia. In farmacia, parafarmacia, erboristeria si possono reperire anche gli integratori alimentari a base di camomilla, in forma di compresse, capsule o gocce. Attenzione ai tempi di infusione:se si superano i cinque minuti diventa un eccitante


Valeriana: ha azione sedativa ed è efficace per chi ha difficoltà ad addormentarsi. Sono presenti farmaci veri e propri. Sempre in farmacia, ma anche in erboristeria e parafarmacia, si trovano poi integratori alimentari a base di valeriana, come estratti secchi o preparazioni liquide. Sembra particolarmente indicata nei casi di insonnia legati alla menopausa. In erboristeria si trova la radice secca con cui preparare un decotto o da usare per un bagno caldo. Anche se gli effetti avversi sono modesti, la valeriana non va assunta per oltre un mese e mai insieme con l’alcol.


Lavanda: nota per la sua azione calmante, favorisce un sonno ristoratore. L’olio essenziale di lavanda di qualità può essere utilizzato come profumatore di ambiente o per profumare un bagno caldo e rilassante. L’effetto rilassante dell’odore di lavanda è stato più volte dimostrato anche scientificamente. La lavanda non ha particolari effetti avversi. In ogni modo, meglio non prolungare troppo l’utilizzo.



Passiflora: ha un’azione calmante, utile in caso di difficoltà a prendere sonno. In erboristeria si trovano le parti aeree composte da fiori e foglie essiccati da utilizzare in infusione. In farmacia, parafarmacia, erboristeria sono disponibili gli integratori. È un’ottima alternativa alla valeriana e per tutti coloro che non riescono a ottenere benefici dalla camomilla. Non ha effetti collaterali.

Tiglio: le infiorescenze hanno un’azione blandamente sedativa e possono aiutare nel caso di disturbi minori del sonno. Il tiglio è particolarmente consigliato ai bambini dai sei ai 12 anni per il suo ottimo profilo di sicurezza. In erboristeria è reperibile l’infiorescenza da usare come infuso. In farmacia, parafarmacia, erboristeria sono disponibili integratori che contengono estratto secco.

Biancospino: foglie e fiori di biancospino sono indicati in caso di insonnia e ansia con tachicardia. È una pianta medicinale molto efficace. Attenzione, però: il biancospino agisce sul sistema cardiovascolare, dunque meglio avvisare il medico prima di assumerlo.



Melissa: serve soprattutto nei casi di insonnia di origine nervosa con disturbi gastrointestinali. In erboristeria si trovano le foglie da assumere sotto forma di infuso. Nonostante abbia una bassa tossicità, la melissa non va assunta per periodi prolungati.

Melatonina: non solo per il jet lag

Per aumentare la propensione al sonno, oltre alla sua durata e alla sua qualità, si può ricorrere alla melatonina, nota soprattutto a chi ha problemi di jet lag dopo un lungo viaggio. È un ormone prodotto dall`epifisi, una piccola ghiandola endocrina situata nel cervello, che serve a regolare i ritmi sonno-veglia, ed è al massimo di notte e al minimo di giorno.

La melatonina sintetica può essere utilizzata sotto forma sia di integratore sia di farmaco. In generale il primo è indicato per combattere lievi disturbi di addormentamento e per contrastare i risvegli notturni e il sonno irregolare. Si tratta di un prodotto da banco, in compresse o gocce, venduto in farmacia, parafarmacia, erboristeria senza ricetta, a una dose variabile tra 0,3 e 1 milligrammo. Chi necessita di dosi maggiori deve, invece, ricorrere al medicinale, disponibile in farmacia con ricetta del medico.



Farmaci anche di breve durata

Quando i disturbi del sonno sono gravi e gli altri trattamenti non hanno dato l’esito sperato, il medico può decidere di somministrare dei farmaci, acquistabili in farmacia con ricetta.

Le categorie di medicinali utilizzate per l’insonnia sono:


le benzodiazepine: agiscono sulla corteccia cerebrale, cioè lo “strato” esterno del cervello, e sul talamo. Sono ansiolitici in pastiglie o in gocce, che favoriscono l’addormentamento e riducono il numero di risvegli notturni. Tra le più utilizzate come sonniferi ci sono il lorazepam, a breve durata d’azione, e il triazolam, che ha una durata ancora più ridotta, solo poche ore. Il flurazepam, invece, dura più a lungo, quindi copre una più ampia parte della notte, ma è anche più facile che al risveglio faccia ancora sentire un po’ i suoi effetti;

gli ipnotici non benzodiazepinici: si tratta delle cosiddette zeta drugs. Tra loro ci sono lo zaleplon, che ha una durata d’azione molto breve, lo zolpidem, a durata d’azione intermedia, e l’eszopiclone, con una durata più lunga, di circa sette ore».

Effetti indesiderati dei farmaci
Entrambe queste categorie di farmaci possono dare alcuni effetti indesiderati, come sedazione diurna, senso di testa leggera, vertigini. Soprattutto per le benzodiazepine è segnalata la possibilità che un uso prolungato possa interferire con la memoria e che si instauri una dipendenza, occorre cioè prenderne sempre di più per ottenere lo stesso effetto. In più, c’è il cosiddetto effetto rebound: quando si sospendono le medicine, si verifica un’insonnia ancora più ostinata. In ogni caso, le cure non devono superare le tre-quattro settimane e vanno sempre assunte rispettando le indicazioni del medico.



Efficace anche la psicoterapia

Un’altra soluzione efficace, in alternativa o in combinazione ai farmaci, è la terapia cognitivo comportamentale, un tipo di psicoterapia che integra varie tecniche, come istruzioni per il controllo degli stimoli, restrizione del tempo da trascorrere a letto e training di rilassamento, allo scopo di modificare convinzioni, atteggiamenti, aspettative, comportamenti errati riguardo al sonno.

Il trattamento prevede tre fasi:

valutazione iniziale tramite appositi test e questionari,

terapia vera e propria,

valutazione finale, nella quale si analizzano i benefici ottenuti e si individuano le strategie per mantenerli.


Le sedute, che si possono svolgere individualmente, in gruppo o combinando i due approcci, sono in tutto sei-otto, della durata di circa un’ora ciascuna.

Nel sonno si ricarica il cervello

Il sonno è un processo attivo che coinvolge l’intero cervello, anche se l’alternarsi fra sonno e veglia e fra le varie fasi di sonno viene coordinato da varie strutture cerebrali, che si trovano soprattutto nel tronco encefalico, localizzato alla base del cervello.

Le fasi fondamentali che lo compongono sono due:

il sonno lento o non rem, che rappresenta circa l’80% del totale. Questa fase si suddivide in tre stadi: addormentamento, cioè la transizione tra la veglia e il sonno; sonno leggero; sonno profondo



il sonno rapido o paradosso o rem (rapid eye movement), che costituisce il restante 20%. È caratterizzata da rapidi movimenti oculari, assenza di attività muscolare, presenza dei sogni.

Quando ci si addormenta, si va incontro a 90-100 minuti di fase non rem, a cui seguono circa 15 minuti di fase rem, in un’alternanza che continua nel corso della notte anche per quattro-cinque volte.
Ma a cosa serve tutto ciò?

Secondo le ipotesi scientifiche più accreditate, durante il sonno il cervello «rimaneggia» le sinapsi, ovvero le connessioni tra neuroni, allo scopo di eliminare le meno importanti. Contemporaneamente consolida quelle rilevanti, contribuendo all’apprendimento e alla memoria e facendo spazio all’immagazzinamento di nuove informazioni il giorno successivo. Perché questo avvenga, il cervello deve, però, essere off line, in modo da poter verificare quanto acquisito senza essere gravato dalle sollecitazioni provenienti dall’ambiente esterno.





Nel 2040 mangeremo carne coltivata in un vaso







Tra una ventina d’anni più della metà della carne che finirà nei nostri piatti non sarà di origine
animale. Crescerà in vasi o arriverà da piante che avranno lo stesso sapore della carne che consumiamo da secoli.




Lo rivela uno studio della società di consulenza internazionale AT Kearney sulla base di una serie di interviste a professionisti del settore alimentare, di studi sull’impatto ambientale della produzione di carne convenzionale, della crescente attenzione dei consumatori al benessere degli animali e dei cambiamenti nei gusti alimentari.

Ad oggi è ancora un mercato emergente. Eppure crescono in modo esponenziale gli investimenti dell’industria alimentare nel settore della carne vegana in sostituzione di quella animale. Così il rapporto stilato dalla AT Kearney rivela che nel 2040 almeno nel 60% dei casi la gente consumerà non più carne da animali allevati e poi abbattuti ma bensì prodotti con lo stesso sapore che cresceranno in vasi o, comunque, di origine vegetale.




“L’industria del bestiame su larga scala è ormai vista da molti come un male inutile. Con i vantaggi della nuova carne vegana in sostituzione e della carne coltivata rispetto alla produzione convenzionale, la conquista di ampie quote di mercato è solo una questione di tempo” riferisce il rapporto rilanciato dal quotidiano britannico ‘The Guardian’. In base allo studio della AT Kearney, tra 21 anni, il 35% della carne sarà coltivata e per il 25% si tratterà di prodotti vegani di sostituzione.

Oggi circa la metà delle colture mondiali sono destinate all’alimentazione del bestiame e solo il 15% delle calorie contenute nelle piante vengono consumati dall’uomo come carne. Nuovi metodi di produzione della carne, ad esempio coltivata in vaso, e cibi di sostituzione vegani consentiranno invece di conservare i tre quarti delle calorie in entrata.





Al di là della salute umana, nel cambiamento alimentare epocale che si sta profilando entrano anche in gioco 'incentivi' ambientali sulla scia della crescente consapevolezza della crisi del clima in atto, della distruzione degli ecosistemi per produrre carne ma anche dell’inquinamento di fiumi e oceani.

Un trend in forte crescita che fa già gola a molte aziende, in particolare alcune firme tra cui Beyond Meat, Impossible Foods e Just Foods, che stanno utilizzando ingredienti vegetali per produrre hamburger sostitutivi, uova strapazzate e altri cibi con grande potenziale sui mercati. Numeri alla mano, al momento del lancio lo scorso maggio l’azienda Beyond Meat aveva un capitale di 240 milioni di dollari e da allora le sue azioni sono più che raddoppiate.


Nell’ultimo periodo, valuta la AT Kearney, più di 1 miliardo di dollari è stato investito nel settore dei prodotti vegani, anche da parte di società in posizione dominante sul mercato della carme convenzionale.

Alcune aziende stanno già puntando sulla coltura di cellule animali per produrre carne vera senza dover allevare e uccidere animali, ma finora questi cibi sostitutivi non sono ancora arrivati nei piatti dei consumatori. Per gli esperti è solo una questione di tempo in quanto nei prossimi anni la carne coltivata avrà la stessa consistenza e lo stesso gusto di quella tradizionale, spingendo la gente a optare per quest'ultimo prodotto.

“Lo slittamento verso stili di vita flessibili, vegetariano e vegano, è innegabile: molti consumatori stanno riducendo il loro consumo di carne come risultato di un processo di consapevolezza sul benessere degli animali e dell’ambiente” analizza Carsten Gerhardt, partner della società di consulenza.

E il rapporto della AT Kearney prevede che, dopo aver assaggiato questi prodotti animali coltivati, anche i carnivori più accaniti si convertiranno in quanto conserveranno le stesse abitudini alimentari di prima, godendo dello stesso gusto, ma contribuendo al drastico calo del costo ambientale ed animale. Sondaggi realizzati negli Stati Uniti, in Cina e in India rivelano che i potenziali consumatori riusciranno a superare preconcetti e barriere in termini di abitudini e gusti per passare a prodotti più sostenibili.

Inoltre, secondo gli esperti, nella fase di transizione verso la coltura di carne in vasi, l’apporto di prodotti sostitutivi vegani sarà decisivo. Rosie Wardle della Jeremy Coller Foundation, un’organizzazione filantropica specializzata su sistemi alimentari sostenibili, si spinge anche oltre: “Dalla bistecca ai frutti di mare, esiste un’ampia gamma di prodotti che offrono modelli di consumo di proteine sostenibili. Un passaggio già in atto tra consumatori, imprenditori ed investitori che mostra come le previsioni del 60% potrebbero anche essere sottostimate”.


Tuttavia i produttori di carne non si danno per vinti. “Innovazione e nuove tecnologie per coltivare la carne in laboratorio offrono certamente prospettive interessanti. Crediamo, però, che ci sia ancora un grande potenziale per l’allevamento di bestiame producendo cibo sicuro, tracciabile e a buon prezzo. Continueremo a farlo fin quando ci saranno richieste da parte dei consumatori” replica il portavoce della ‘National Farmers’ Union’ britannica.





Cancro della prostata: la prevenzione con una risonanza






Con una semplice risonanza magnetica della durata di appena 10 minuti, sarà presto
possibile rilevare
anomalie a livello della prostata, al fine di prevenire pericolose crescite tumorali che verrebbero altrimenti ignorate.

Attualmente, le autorità sanitarie in Gran Bretagna incoraggiano tutte le donne a sottoporsi ad una mammografia ogni tre anni, una volta superata la soglia dei 50 anni (fino ai 70), per prevenire e/o individuare un tumore al seno, ma non esiste un programma equivalente per gli uomini, che con una simile frequenza vengono colpiti dal cancro alla prostata.



Ora i ricercatori della University College London (UCL), nella capitale inglese, hanno ideato un apposito test che sarà pronto per essere clinicamente testato durante il corso dell’estate.

«Il cancro alla prostata si sviluppa piuttosto lentamente, dunque se gli esami si rivelano negativi quando gli uomini hanno raggiunto i 55 o i 60 anni – ancora non sappiamo a quale età proporre il test – allora è molto probabile che non svilupperanno il tumore», ha dichiarato dottor Mark Emberton, del dipartimento di medicina della UCL. «La cosa più sensazionale di questa risonanza magnetica è che trascura i tanti, tanti tumori che non devono essere diagnosticati. È questa la vera rivoluzione».

Dottor Emberton è convinto che il 90% degli uomini che faranno il test prima del raggiungimento dell’età della pensione potranno stare tranquilli e non dovranno mai più preoccuparsi della possibilità di incappare nella malattia. Anche se potrebbe essere richiesta una seconda analisi a distanza di dieci anni per scacciare ogni dubbio.


Il nuovo test costerà circa 170 euro. Gli scienziati devono ancora stabilire a quale età proporre la risonanza, e vogliono capire ora il livello di disponibilità e volontà degli uomini a sottoporsi al test.

L’articolo sulla ricerca è apparso sul Daily Telegraph.





Operazione buonumore: come aumentare la produzione di serotonina



Dal punto di vista chimico e scientifico si chiama serotonina, 
ma comunemente è noto come “ormone della felicità”: è la serotonina, una sostanza prodotta dal cervello responsabile del buonumore, del sonno sereno e di una generale sensazione di benessere.


La serotonina è un neurotrasmettitore che aiuta appunto a trasmettere i messaggi chimici tra le diverse cellule nervose. Sono le stesse cellule nervose a produrla, ed è lei a regolare il ciclo sonno-veglia, l’appetito e l’umore. Una minore produzione di serotonina, secondo i ricercatori, è responsabile di disturbi che vanno dai banali malumore e carenza di appetito a disturbi più seri come ansia e depressione.



Non è una cattiva idea, dunque (soprattutto nei periodo più stressanti e difficili) aiutare l’organismo a produrre serotonina in maggiori quantità. Ma come fare?


Cosa mangiare per aumentare la produzione di serotonina

Innanzitutto, con l’alimentazione: gli alimenti ricchi di triptofano sono quelli che fanno al caso nostro, perché il triptofano stimola la produzione di serotonina. E dunque via libera a frutta secca, cereali integrali, pomodori, ciliegie, ananas, banane, cioccolato fondente e pesce, in particolare il salmone. Bene anche le patate, le uova, gli asparagi, i frutti di bosco e le verdure a foglia scura come spinaci, rucola e cavolo, che contengono anche anti-ossidanti.


Da evitare invece quegli alimenti che sono comunemente ritenuti soppressori della serotonina, e dunque cereali bianchi, riso, dolci processati e in generale prodotti da forno industriali.



Sport e luce del sole per stimolare l’organismo
Accanto alla dieta, è indispensabile associare anche l’attività fisica, fondamentale per stimolare l’organismo a produrre serotonina: almeno 30 minuti di allenamento, possibilmente all’aria aperta, danno una vera a propria “sferzata” al metabolismo e sono un toccasana per la mente. Che sia una passeggiata a passo sostenuto, una corsa o una sessione di yoga, l’importante è che coinvolga corpo e mente.


E se è fatta al sole, tanto meglio: la cosiddetta “terapia della luce”, e l’assorbimento dei raggi solari (sempre con la dovuta protezione) stimola la produzione di serotonina e di vitamina D, ugualmente necessaria per il benessere psicofisico.





20.6.19

Tra fratelli, il maggiore è (sempre) il più intelligente






Una ricerca svela: il QI diminuisce con l'ordine di nascita
I primogeniti sono più intelligenti. A sostenerlo una ricerca condotta dall'università di Oslo che, dopo aver sottoposto a 250 mila maschi tra i 18 e i 20 anni un test di intelligenza, ha decretato che i fratelli maggiori hanno un IQ superiore a quello dei secondo e terzogeniti. La causa non è genetica, ma educativa.
Sembrerebbe, infatti, che i genitori dedichino maggiore attenzione al primo figlio. Lo stimolo e le cure che mamme e papà investono sul primo nato farebbe sì che questo sviluppi il QI in maniera molto maggiore rispetto a chi viene, in proporzione, "trascurato".
Secondo la ricerca, i figli minori sono meno dotati proprio per questo motivo e, più fratelli maggiori hanno, più il loro QI diminuisce. 
Tutto vero? A detta di Kristensen, autore e promotore dello studio, sì. Ma, come tutte le regole, anche questa ha le sue eccezioni. Che la confermano.

Stefania De Bastiani



18.6.19

Maturità, la dieta degli esami: più frutta e meno caffè






L’esame di maturità si avvicina, manca pochissimo ormai.
 La prima prova è prevista per mercoledì 19 giugno 2019, la seconda giovedì 20 e la terza il 25 giugno.
Quali sono i cibi consigliati e quali invece bisogna proprio evitare per affrontare al meglio gli esami? Abbiamo  stilato una lista degli alimenti, come riporta anche Ansa.it



LA DIETA PER GLI ESAMI

Gli studenti che devono affrontare l’esame di maturità di solito hanno la cattiva abitudine di bere troppi caffè. Il caffè provoca eccitazione, ansia ed insonnia. Tutti questi fattori portano ad una perdita di concentrazione e serenità. La frutta invece aiuta a rilassarsi e a combattere il caldo che può incidere sullo studio. Sono questi i consigli che hanno permesso di stilare la lista degli alimenti promossi e bocciati nella dieta per gli esami di maturità che interessano 509mila studenti. Le sostanze rilassanti sono quelle adatte agli studenti: pane, pasta o riso, lattuga, radicchio, cipolla, formaggi freschi, yogurt, uova bollite, latte caldo, frutta dolce e infusi al miele. Questi alimenti favoriscono il sonno e aiutano l’organismo a rilassarsi.

COSA EVITARE

No quindi a caffè, patatine in sacchetto, salatini e cioccolata. E’ consigliato un buon riposo, quindi questi alimenti non sono adatti. Da evitare anche cibi pesanti oppure contenenti sostanze eccitanti. Tra i condimenti da evitare ci sono quelli con troppo sodio. No a curry, pepe, paprika e troppo sale. Attenzione anche ai piatti che sono preparati con il dado da cucina. Anche gli alimenti in scatola per l’eccesso di sodio e di conservanti sono da tenere alla larga in questi giorni.


L’IMPORTANZA DEL TRIPOFANO

Ecco quali sono gli alimenti che aiutano a rilassarsi grazie alla presenza del tripofano. Si tratta di un aminoacido che favorisce la sintesi della serotonina, il neuromediatore del benessere e del rilassamento. Vanno bene quindi i cibi contenenti zuccheri semplici come la frutta dolce di stagione, legumi, uova bollite, carne, pesce, formaggi freschi.


VERDURE E LATTE CALDO

Tra le verdure troviamo al primo posto la lattuga, poi cipolla e aglio, dotati di proprietà sedative che conciliano il sonno. Fa bene anche un bicchiere di latte caldo prima di andare a dormire. Determina una diminuizione dell’acidità gastrica che può interrompere il sonno. Il latte è indicato a tutti tranne agli intolleranti ovviamente.


SI AD UN DOLCETTO

 Un buon dolcetto può incoraggiare lo studio perché ricco di carboidrati semplici che determinano una positiva azione antistress. Vanno bene anche infusi e tisane dolcificati con miele che creano un’atmosfera di relax e di piacere che distende la mente e la rende anche più pronta.




CIBI BOCCIATI

Salatini
Piatti con dado da cucina
Cioccolato e cacao
Caffè e the
Paprika, pepe e curry
I superalcolici


CIBI PROMOSSI

Pasta, riso, pane e orzo
Lattuga, radicchio, cipolla e aglio
Rape e cavolo
Formaggi freschi e yogurt
Uova bollite
Miele in infusi caldi e latte caldo
La frutta dolce
Dolcetto




16.6.19

Uomini rilassatevi: la moda dell'estate è avere la pancia







Possiamo dimenticarci la dieta, la palestra, l'esercizio fisico in spiaggia: il nuovo trend è avere la
pancia.


Il recente trend sembra essere confermato dal pubblico femminile: le donne non sono più interessate agli addominali, ai bicipiti e tricipiti scolpiti, preferiscono uomini in carne.

I motivi che giustificano i nuovi gusti del mondo femminile sono diversi.



Le donne fanno sempre molta fatica ad accettare il proprio fisico, non si sentono mai adeguate; al contrario al fianco di un uomo con la pancia il gentil sesso si sentirebbe più a proprio agio. Le femmine inoltre preferiscono toccare un uomo in carne, vogliono sentire un po’ di “ciccia” e non solo muscoli.

Le ragioni che portano una donna a scegliere un uomo con la pancia non sono solo estetiche ma anche intellettive: un ragazzo con la pancia si dimostra, nella maggior parte dei casi, meno superficiale rispetto a un maschio dal fisico scolpito.

La pancia delle star

A confermare questa nuova tendenza ci hanno pensato le star di Hollywood: da Leonardo di Caprio a Richard Gere, i vip del cinema americano non hanno avuto timore a mostrarsi sui social in costume, con qualche chilo di troppo.

Anche le star di casa nostra, Bobo Vieri, Eros Ramazzotti sono stati paparazzati con un po’ di pancetta.

Secondo alcune ricerche l’uomo ideale ha: pochi muscoli, frequenta di rado le palestre, non rinuncia a uscire fuori a cena, beve qualche bicchiere di birra, insomma si gode la vita senza farsi troppi problemi e paranoie legate al proprio aspetto esteriore.

Sembra quindi che un uomo con qualche chilo di troppo ha un certo fascino.




Gli uomini “cicciottelli” riescono a far ridere di più le donne, sono più gentili e rispettosi nei confronti degli altri. I ragazzi muscolosi viceversa sono troppo concentrati su se stessi e, a lungo andare, dedicano poco tempo alla propria donna.

Insomma le ragazze sarebbe stanche di uomini troppo narcisisti, sempre pronti a specchiarsi, a sistemarsi i capelli, a farsi le sopracciglia e la manicure.

Il gentil sesso predilige un uomo con cui uscire a mangiare per gustarsi una buona cena insieme.

L’uomo con la pancia sembra quindi aver molte più qualità. Nel caso in cui alcune donne non si fossero ancora convinte, il maschio in carne ha ancora un asso nella manica da giocare: una recente indagine ha dimostrato che gli uomini con la pancia sono più bravi anche nei momenti più intimi.

Per questa estate, quindi, addio a muscoli e addominali, andiamo tutti alla ricerca di uomini con la pancetta.






Gelato: dimmi che gusto scegli e ti dirò chi sei




Ti sei mai chiesto cosa ti porta a scegliere un gusto piuttosto che un altro? La coppetta piuttosto che il
cono? E poi…hai mai provato a sentire quante emozioni ci sono nel gustare un gelato?

La gelateria è un po’ il paese dei balocchi per grandi e piccini. Si, perchè il gelato offre un’esperienza polisensoriale comune a tutti, a prescindere dall’età, dal sesso, dalla cultura e dal ceto sociale, eppure ci sono differenze. Come ogni scelta e decisione di vita, anche la scelta del gelato e del modo di gustarti il gelato parla di te e di come scegli di viverti questa esperienza: con tutti i sensi, con qualche senso o in modo insensato. La scelta del gusto, la scelta del cono piuttosto della coppetta, decidere di passeggiare o starsene comodamente seduti, da soli o in compagnia… ogni decisione che prendi parla di te, del tuo modo di esser-ci nel mondo, cosa vuoi e cosa dai alla vita, alle relazioni, a te stesso!

Sicuramente il gusto del cibo è fortemente condizionato dagli influssi sociali, storici, psicologici ed è comunque altamente soggettivo.



Pur essendo soggettivo è anche qualcosa che può essere coltivato, apprezzato, migliorato, ma soprattutto ascoltato con l’adeguata attenzione che merita. Gustare bene significa, innanzitutto, rispetto per sé stessi e poter imparare a scegliere in modo responsabile e consapevole. Ma per gustare bene occorre educare i nostri sensi ed imparare ad essere in con-tatto con la nostra mente e il nostro corpo per poterci nutrire con amore. Questo perchè mediante l’alimentazione si contribuisce a sviluppare le basi psicologiche dell’identità e della personalità dell’individuo. Il cibo e il modo di alimentarsi sembrerebbero quindi un teatro il cui linguaggio indica tratti importanti della personalità e del suo funzionamento.

Inconsciamente anche i gusti alimentari in genere e, in tal caso, del gelato, hanno una precisa ragione psicologica. Ecco perchè amiamo alcuni cibi e ne detestiamo altri. Prescindendo delle abitudini familiari e regionali, il nostro gusto alimentare esprime emozioni inconsce. Ad esempio il sapore speziato di erbe aromatiche indica spesso una tendenza ad imbarcarsi verso stati psicologici della mente che cerca qualcosa di più naturale, di più primitivo ed eccitante. Tendenzialmente la persona che ama cibi più speziati assume un atteggiamento di curiosità e di avventura, di sperimentazione di quel che ancora non conosce nella vita, assaggiando ad esempio cibi nuovi, inconsueti.

Un’altra riflessione…generalmente scegli coppetta o cono?







Alcuni colleghi sostengono che chi sceglie il cono con cialda tenderebbe a prediligere un’esperienza sensoriale completa non negandosi nulla, contando sulla sicurezza di un appagamento finale. Chi mangia il cono generalmente è una persona che si vive la vita in tutti i suoi colori, in modo diretto e genuino. Chi invece sceglie la coppetta, tendenzialmente è una persona più controllata e misurata. È il formato preferito da chi non riesce a lasciarsi andare fino in fondo e concedersi un piacere (che a volte “sporca” le mani o i vestiti), e da chi deve mantenere le buone maniere, anche con se stesso.

Infatti, come sostengono gli autori di “Psicologia del gusto e delle preferenze alimentari”: “Che vi piaccia o no, il modo in cui mangiamo è strettamente correlato a ciò che siamo o vogliamo diventare. Di fatto, è la presentazione privata e pubblica di noi stessi attraverso il cibo, giacché, per quanto attiene al temperamento, i significati del cibo sono ubiqui e spesso paradossali, nel senso che sono rivolti sia all’interno sia all’esterno.



Possiamo cioè mangiare in maniere che mirano a soddisfare necessità interne e personali, oppure sono destinate a produrre un’impressione negli altri. Il nostro comportamento alimentare può quindi essere intimo e velato, come l’abbigliamento, può far parte della immagine sociale che noi stessi costruiamo” .

Quando mangi un gelato, non mangi un cibo come tutti gli altri. Innanzitutto ritengo che un gelato non si mangi (se ci pensi, la maggior parte delle persone non addenta o mangia a morsi un gelato) . Un gelato si gusta e per ogni gusto si riassaporano specifiche emozioni. Quando scegli un gusto, stai scegliendo un’emozione da assaporare. La collega Palumbo sostiene che “Gli innamorati prediligono il gelato alla crema, chi è felice mischia senza problemi i gusti, ad esempio cioccolato con limone“.

Cosa accade a livello anatomico? Neurofisiologicamente gustando un gelato, viene trasmesso un segnale dalla cavità orale alla corteccia cerebrale, la parte consapevole del cervello, e viene contemporaneamente comunicato anche al sistema limbico, che rappresenta la parte inconsapevole. Gusto ed emozioni hanno pertanto un collegamento, anche anatomico, molto stretto. I ricercatori dell’Istituto di Psichiatria di Londra, attraverso tecniche di NeuroImaging, hanno dimostrato che il gelato «accende» gli stessi centri del piacere nel cervello stimolati da una vincita di denaro o dall’ascolto della musica preferita.






Gustare il gelato riattiva emozioni di gioia e piacere, legate all’immagine/ricordo che ognuno di noi ha del gelato ma anche alla sua consistenza, temperatura, il fatto che si scioglie in bocca. Riporta quasi ad un modo di cibarsi tipico dell’età infantile, per cui gustare un gelato, il proprio gelato preferito, è una vera e propria pausa sensoriale che si irradia positivamente sull’umore.

Se ci pensi, il gelato è uno di quei pochi cibi che possiamo gustare con le mani, in modo semplice e diretto, senza posate o senza sedersi necessariamente a tavola. Questa esperienza polisensoriale permette di “lasciarsi andare” dalle convenzioni e formalità che a volte la vita impone, come se il gelato contribuisse a sciogliere le nostre “difese”, a volte rigide, vivendo e gustando la vita e le relazioni in modo più diretto e genuino.

Non solo la scelta, ma anche il modo di gustare il gelato è uno specchio della personalità, come spiega il professor Alessandro Amadori, psicologo: “Ci sono quattro possibili modi di mangiare il gelato: leccando, succhiando, a morsi, a morsetti. Chi mangia il gelato leccando è una persona che ama la vita sociale, che partecipa molto volentieri ai contesti sociali e ama conoscere gente nuova.



È la modalità degli ottimisti. Succhiare è una forma più ‘infantile’ di leccare: chi mangia il gelato così probabilmente è una persona molto orientata ai legami affettivi intensi, quasi simbiotici. Chi invece consuma il gelato a morsetti tende ad essere una persona attenta, che non ama prendere decisioni affrettate e prevalentemente riflessiva. Chi, infine, mangia il gelato a grandi morsi è una persona testarda, che vuole decidere di testa propria, che ama lavorare e che è tendenzialmente molto sincera”.

Seppur il gelato contribuisca al benessere psico-emotivo della persona, con questo non intendo che gustare un gelato risolve le proprie problematiche emotive.



Anzi, a volte il cibo, ed in particolare gli alimenti dolci come il gelato, diviene il principale meccanismo per far fronte ad alcune emozioni, sentendo ad esempio di aprire il frigorifero ogni volta che ci sente turbati, arrabbiati, soli, stressati, stanchi, o annoiati. Se ci pensi in tal caso non si sta più gustando un emozione, bensì la si sta soffocando, affogando l’emozione che non si vuol sentire in una coppa di gelato ad esempio. La “fame emotiva” porta a mangiare in maniera “insensata”, per cui ci priva di quella esperienza polisensoriale genuina. I sapori non si percepiscono poiché la “fame emotiva” è volta principalmente alla sensazione di pienezza, proprio perché in alcuni casi il cibo è funzionale a riempire il senso di vuoto emotivo, di noia, di tristezza, di rabbia. Ma sappiamo bene che più affoghiamo le emozioni e più queste risalgono a galla con molta più potenza. Ma questa è un’altra storia …magari da approfondire in un altro momento.

In occasione del “National Ice Cream Month”, negli USA, gli esperti hanno stilato una sorta di vademecum della personalità in base al gusto di gelato scelto. Al fine di decodificare i tratti della personalità è stato condotto uno studio dai dottori Baskin-Robbins, Fondatore dello Smell ‘n’ Taste Treatment and Research Foundation di Chicago, e Alan Hirsh.
I risultati sono interessanti, ad esempio è stato osservato che le persone che prediligono il gelato chiamato “Sorbetto Rainbow” (ossia il gelato multigusto alla frutta) sembrano essere più pessimiste, nonostante sia un gelato pieno di colori e dal sapore leggero.







Coloro che invece preferiscono il gelato “Rocky Road” (ossia il gelato al cioccolato con pezzi di nocciola) sono in realtà dei buoni ascoltatori.

Ed ecco l’elenco dei gelati e le relative personalità associate dai due esperti, così come riportate dal New York Daily News (fonte: lastampa)

Gelato alla vaniglia: chi preferisce questo gusto è molto più probabile sia un tipo impulsivo, facilmente suggestionabile e un idealista.
Gelato al cioccolato: chi predilige il gusto cioccolato è molto più probabile sia un tipo drammatico, vivace, affascinante, provocante, seducente ma anche credulone.
Gelato ai frutti di bosco: la personalità di questo tipo è molto più probabile sia tollerante, devota e introversa.
Gelato cioccolato alla menta: chi preferisce questo gusto è probabile sia una persona polemica, frugale e prudente.
Gelato al cioccolato/biscotto: scegliendo questo gusto si è molto probabilmente dei tipi ambiziosi, competitivi e visionari.
Gelato alla crema, vaniglia e praline: chi sceglie questo gusto è più probabile sia amorevole, solidale e preferisca evitare i riflettori.
Gelato al caffè: chi sceglie il gusto caffè si ritiene sia un tipo scrupoloso, coscienzioso e un perfezionista morale.
Gelato al cioccolato: è probabile si tratti di una persona generosa, competente e intraprendente.
Sorbetto alla frutta: chi sceglie questo gusto è molto più probabile sia una persona analitica, decisa ma anche pessimista.
Gelato al cioccolato e pezzetti di nocciole: chi si gusta questo gelato è molto più probabile possa essere un tipo aggressivo, accattivante ma anche un buon ascoltatore.

Dunque l’aspetto psicologico nel gustare un gelato è fondamentale.







Permette di riassaporare momenti felici dell’infanzia, dell’adolescenza o dell’età adulta in cui ci si è dedicati questa dolce e fresca coccola d’amore. Permette di gustarsi le nuove emozioni del presente…insomma una coccola gelida che riscalda il cuore.

Ed ora, fermandoti a riflettere, a te cosa porta a scegliere un gusto piuttosto che un altro? Ti ritrovi in questo elenco? E poi, scegli il cono o la coppetta?

Al di là di questo elenco e dei relativi tratti di personalità stilati dai ricercatori, ritengo che la personalità sia altamente soggettiva e multi sfaccettata per cui non si può “etichettarla” in schemi ed elenchi rigidi…forse ritrovi parti di te nel gusto prediletto, forse no. Gustiamoci questa coccola senza troppa razionalità!





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