29.12.19

L’olio extravergine di oliva migliora la memoria e protegge da varie forme di demenza


L’olio extravergine di oliva può contribuire a migliorare la memoria
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e a proteggere da varie forme di demenza, specie quelle legate all’avanzare dell’età. Lo ha rivelato uno studio condotto da un team di ricercatori della Temple University di Philadelphia e pubblicato sulla rivista Aging Cell.

Olio extravergine di oliva e demenza: lo studio

La ricerca, guidata da Domenico Praticò, ricercatore presso l’Alzheimer’s Center della Lewis Katz School of Medicine della Temple University, Philadelphia, ha analizzato i benefici neurologici dell’olio extravergine di oliva e, in particolare, i suoi effetti sulle “tauopatie”. Si tratta di condizioni cognitive legate all’età in cui la proteina tau si accumula a livelli tossici nel cervello, innescando varie forme di demenza. Tra queste, il morbo di Alzheimer e la demenza frontotemporale.

In queste patologie, l’eccesso di proteina tau all’interno dei neuroni forma dei “grovigli” tossici che impediscono alle cellule nervose di ricevere nutrienti e comunicare tra loro. Un processo che porta alla loro morte. Al contrario, in un cervello sano, i normali livelli di tau aiutano a stabilizzare i microtubuli, che sono strutture di supporto per i neuroni.


I ricercatori hanno modificato geneticamente un gruppo di topi in modo da renderli inclini ad accumulare quantità eccessive di proteina tau.

Ad una parte dei topi geneticamente modificati è stata somministrata una dieta ricca di olio extravergine di oliva dall’età di 6 mesi, che secondo alcune stime sono l’equivalente di circa 30 anni di vita umana.

I topi di controllo, anche loro geneticamente modificati, hanno invece seguito una dieta regolare.


L’olio extravergine di oliva migliora la funzionalità cerebrale

Circa un anno dopo – equivalente a 60 anni di età umana – i roditori inclini alla tauopatia che avevano consumato abitualmente olio extravergine di oliva avevano il 60% in meno di depositi di tau rispetto ai roditori di controllo, che non avevano ricevuto una dieta arricchita con extravergine.

I topi che avevano assunto olio extravergine di oliva hanno anche ottenuto risultati migliori nei test standard di memoria di riconoscimento di oggetti e labirinti.


Inoltre, le analisi dei campioni di tessuto cerebrale hanno rivelato che l’assunzione di olio extravergine aveva migliorato la funzione di sinapsi e la neuroplasticità. Si tratta della capacità del cervello di modificare la propria struttura e le proprie funzionalità a seconda dell’attività dei neuroni, per esempio come conseguenza di stimoli ricevuti dall’ambiente esterno, dopo un trauma, una patologia o semplicemente in relazione al processo di sviluppo di un individuo.

La ricerca aggiunge un altro tassello al quadro dei benefici neurologici dell’olio extravergine di oliva. Già un paio di anni fa, uno studio guidato dallo stesso dottor Praticò aveva scoperto che l’extravergine ha la capacità di ridurre i primi segni neurologici della malattia di Alzheimer nei topi. Nei test, l’intervento dell’olio extravergine di oliva aveva migliorato l’autofagia, ovvero la capacità delle cellule cerebrali di eliminare i rifiuti tossici. Aveva anche contribuito a mantenere l’integrità delle sinapsi dei roditori, ovvero delle connessioni tra i neuroni.

“I risultati di questo nuovo studio confermano ulteriormente il potenziale terapeutico dell’olio extravergine di oliva non solo per la malattia di Alzheimer ma anche per le tauopatie primarie.”
Domenico Praticò, ricercatore presso l’Alzheimer’s Center della Lewis Katz School of Medicine della Temple University, Philadelphia.

Fonte: MedicalNewsToday




E' in arrivo la prima pillola contraccettiva che si prende una volta al mese

E’ in fase di test una nuova pillola contraccettiva da prendere una
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volta al mese. Un team di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital e del Mit di Boston ha infatti sperimentato, per la prima volta con successo in modelli preclinici, un contraccettivo orale a lento rilascio.

Si stima che il 9% delle donne che usano la pillola come metodo anticoncezionale si trovino ad affrontare una gravidanza indesiderata a causa di dimenticanze o errori di assunzione: la pillola mensile vuole essere la soluzione per ridurre questo rischio.

Per il momento, la nuova pillola è stata testata solo sugli animali. I dati preclinici sono promettenti e incoraggiano i ricercatori ad andare avanti nel percorso per lo sviluppo di questo contraccettivo. Lo studio è pubblicato su Science Translational Medicine.
Pillola mensile: i test preclinici e le prospettive future

Per mettere a punto questa rivoluzionaria pillola contraccettiva mensile, il team statunitense ha progettato una capsula di gelatina che, ripiegato al suo interno, ha un meccanismo a sei braccia in cui è stato inserito il farmaco contraccettivo orale levonorgestrel. Quando la capsula arriva nello stomaco, il guscio si dissolve e le braccia si aprono, agganciandosi. Questo aiuta il dispositivo a rimanere nello stomaco, dove può rilasciare il farmaco per periodi prolungati. Un dispositivo che consente di bypassare i limiti dei farmaci che si assumono per via orale, che hanno tempi di transito gastrointestinale molto brevi e non permettono, quindi, un rilascio prolungato del principio attivo.

I ricercatori hanno somministrato il farmaco ad un gruppo di maiali e testato il contraccettivo orale nel tempo misurando la sua concentrazione nel sangue. Hanno così osservato che il farmaco era stato rilasciato a un ritmo costante per un periodo di 29 giorni. Sono in corso ulteriori studi per passare alla fase di test clinici sulla donna.
“La nostra capsula rappresenta un importante progresso verso l’offerta alle donne di un contraccettivo da assumere solo una volta al mese. Per molti, questo può essere difficile da credere. Ma i nostri dati preclinici ci stanno incoraggiando lungo quella strada”, ha assicurato Giovanni Traverso, gastroenterologo e ricercatore del Brigham and Women’s Hospital e del Mit, autore dello studio. “Abbiamo iniziato il nostro studio sul rilascio prolungato di farmaci lavorando con terapie per la malaria, la tubercolosi e l’HIV. Ma abbiamo anche riflettuto sul potenziale impatto che il rilascio prolungato di farmaci potrebbe avere sulla pianificazione familiare. Volevamo aiutare le donne nel controllo della fertilità e siamo lieti di riferire i nostri progressi”.

Fonte: 
 Adnkronos





Cancro al seno: dimagrire dopo i 50 anni riduce il rischio

Dimagrire se si è in sovrappeso, dopo i 50 anni, riduce le
probabilità di ammalarsi di cancro al seno. Maggiore è il calo ponderale, più il rischio di carcinoma mammario diminuisce. Lo ha rivelato uno studio della Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, pubblicato sul Journal of the National Cancer Institute. E’ noto che il sovrappeso e un elevato indice di massa corporea (IMC) sono un fattore di rischio per il carcinoma mammario postmenopausale: questa ricerca ha indagato per la prima volta se l’aumento del rischio fosse reversibile perdendo peso.

Perdita di peso e riduzione del rischio di tumore al seno: lo studio

Lo studio ha esaminato i dati di un campione di più di 180 mila donne, il cui stato di salute e le cui variazioni di peso sono stati monitorati per un periodo medio di 10 anni. In particolare, le donne sono state pesate tre volte in questo arco temporale: all’inizio dello studio, dopo 5 anni e a conclusione dell’indagine.

E’ emerso che chi aveva perso peso e non aveva ripreso chili dopo la dieta aveva un rischio di cancro al seno drasticamente ridotto. Maggiore era il calo ponderale, più le possibilità di soffrire di tumore al seno diminuivano. In dettaglio, una perdita di peso tra i 2 e i 4,5 kg aveva ridotto del 13% il rischio di tumore al seno. Per le donne che avevano perso dai 4,5 ai 9 kg il rischio era ridotto del 16%, mentre quelle che avevano perso 9 kg o più avevano un rischio ridotto del 26% rispetto a quelle che non erano dimagrite.

Anche le donne che avevano perso 9 kg o più e ne avevano ripresi una parte, ma non tutti, avevano un rischio di cancro al seno più basso di quelle che non avevano perso peso. La riduzione del rischio ha interessato in particolare le donne che non assumevano ormoni postmenopausali.

“I nostri risultati suggeriscono che anche una modesta perdita di peso è associata a un minor rischio di cancro al seno per le donne di età superiore ai 50 anni”, ha dichiarato Lauren Teras, Ph.D., autore principale dello studio. “Questi risultati possono rappresentare una forte motivazione a dimagrire per le donne che sono in sovrappeso. Anche se si aumenta di peso dopo i 50 anni, non è troppo tardi per ridurre il rischio di cancro al seno.”

Fonte: Medical Xpress




La “pancetta” fa male al cervello: dopo i 60, il grasso addominale può renderlo meno scattante

La “pancetta”, ovvero il grasso addominale, non è pericolosa solo
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per la salute del cuore. Uno studio americano suggerisce che abbia un impatto anche sul cervello, rendendolo meno scattante dopo i 60 anni.
Grasso addominale: le conseguenze sull’agilità mentale

Un team di ricercatori della Iowa State University (ISU) di Ames ha analizzato i dati relativi a 4.431 uomini e donne con un’età media di 64,5 anni e nessun deficit cognitivo. I dati provengono dalla UK Biobank, che sta monitorando la salute e il benessere di mezzo milione di volontari nel Regno Unito.

Gli studiosi hanno esaminato la relazione tra le variazioni del grasso sottocutaneo addominale e della massa muscolare e i cambiamenti dell’intelligenza fluida per un periodo di 6 anni. Per intelligenza fluida si intende la capacità di ragionamento, di pensiero astratto e di risoluzione dei problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalla conoscenza acquisita dalla persona.

Ne è risultato che l’intelligenza fluida tendeva a ridursi con l’età nei partecipanti con più grasso addominale. Al contrario, avere più massa muscolare sembrava proteggere dall’invecchiamento cognitivo.

“L’età cronologica non sembra essere un fattore determinante nel far diminuire nel tempo l’intelligenza fluida”, ha affermato Auriel A. Willette, del Department of Food Science and Human Nutrition della Iowa State University. “Sembra incidere di più l’età biologica, che in questo caso è legata alla quantità di grasso e muscoli”.

Vita attiva e dieta sana: le chiavi contro il declino cognitivo

A partire dalla mezza età, la massa muscolare tende fisiologicamente a diminuire, mentre la massa grassa tende ad aumentare.

Per questo, gli studiosi raccomandano di continuare a fare sport, quando ci si avvicina alla mezza età, per contrastare questo naturale declino. Questo consiglio è tanto più importante per le donne, in cui la riduzione della massa muscolare con l’avanzare dell’età è più marcata. Una dieta sana, che aiuti a tenere il peso nella norma e i livelli di grasso sotto controllo, e una camminata veloce ogni giorno sono due alleati importanti per mantenere il cervello attivo e in salute.




Ecco come perdere 5 chili in tre giorni dopo le abbuffate a tavola. Il menù completo della Doeta Flash

La dieta dei tre giorni è un regime ipocalorico poco equilibrato che
quindi non può essere prolungato per oltre 3-4 giorni. Aiuta a perdere fino a 4-5 kg in un sol colpo, a sgonfiare l’addome, ma poi starà a voi avere la buona volontà di non rimettere i chili persi una volta terminata questa dieta fulminea. Può essere ripetuta una volta al mese, magari dopo un periodo di abbuffate a tavola. Oltre a sgonfiarvi sarà molto utile per disintossicare il vostro organismo.



Per prima cosa si consiglia di bere 2 litri di acqua al giorno, 1 bicchiere di acqua tiepida con succo di limone prima di fare colazione, evitare di usare lo zucchero, il pane bianco e tutte le bibite gassate anche dopo i tre giorni.

1° Giorno


COLAZIONE: Uno yogurt, una tazza di tè e 2 fette biscottate integrali

PRANZO: 70 g di ricotta, 150 g di patate cotte al vapore, 200 g di peperoni arrostiti conditi con sale e un cucchiaio di olio extravergine d’oliva

SPUNTINO: Un bicchiere di spremuta di arancia senza zucchero

CENA: 50 g di prosciutto crudo e 200 g di verdure lesse

2° Giorno

COLAZIONE: Uno yogurt, una tazza di tè e 2 fette biscottate integrali

PRANZO: 200 g di insalata mista, una fetta di pane integrale e 50 g di formaggio primo sale

SPUNTINO:: Un bicchiere di spremuta di arancia senza zucchero

CENA: Una porzione di insalata mista e 200 g di minestrone

3° Giorno

COLAZIONE: Uno yogurt, una tazza di tè e 2 fette biscottate integrali

PRANZO: Salmone cotto al vapore, 50 g di songino condito con un cucchiaio di olio extravergine d’oliva

SPUNTINO: Un bicchiere di spremuta di arancia senza zucchero

CENA: Un uovo sodo e un piatto di zuppa di legumi


Dieta della Nutella, perdere peso con golosità

Dieta della Nutella, il programma che non può fallire!
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Impazza da molto ormai la dieta della Nutella, inutile dire che non faccia scalpore il pensare di riuscire a perdere peso mangiando uno dei cibi che attira maggiormente le persone a causa della sua infinita bontà e dolcezza, ma sarà veramente così? Se state cercando un metodo vero per dimagrire, vi voglio sfatare questo mito, nel web si possono trovare delle diete che raccomandano di mangiare la Nutella in una porzione di un cucchiaino al giorno al termine di ogni pasto, affermando che esso farà passare la vostra voglia di dolci…ed invece non è così! E’ bene sapere che queste fantomatiche diete della nutella prevedono di ammaliare le persone permettendo il consumo di questa crema dolce, affermando che un cucchiaino contiene solamente 50 calorie, se pensate attentamente al programma alimentare che esse vi propongono, capirete che i vostri pasti si riduranno a mangiare solamente un’insalata mista a pranzo ed una bistecca di pollo con due ciuffi di insalata la sera, per poi concludere con la tanta amata Nutella.

Dieta della Nutella, scopri il mito

Ecco dunque sfatato il mito, questo regime alimentare non potrà mai portarvi al dimagrimento in quanto non si tratta di una dieta sana ed equilibrata, è invece consigliato eseguire dell’attività sportiva almeno tre volte alla settimana e di mangiare dei cibi sani e salutari, possibilmente non fritti e poco conditi, concedendosi di tanto in tanto qualche peccato di gola come la Nutella, magari meglio se la mattina a colazione, in questo modo tutti gli zuccheri assimilati potranno esser bruciati durante l’arco della giornata.

2000 euro per tutti i cittadini, direttamente sul conto corrente, a partire dal prossimo anno. Ecco il Bonus Digitale



Un regalo di circa 2000 euro l’anno per tutti i cittadini italiani, già a partire dal 2020.
Per realizzare ciò, lo stesso premier chiede una mano agli italiani, o quantomeno agli “italiani onesti”.

Ma vediamo meglio di cosa si tratta.

2 mila euro di bonus. Il risultato della lotta all’evasione

In una recente intervista, rilasciata proprio nella giornata di ieri, 18 dicembre 2019, durante la trasmissione televisiva “diMartedì” condotta da Giovanni Floris, il Presidente del Consiglio dei Ministri lancia la bomba: destineremo 2000 euro di super bonus a tutti i cittadini italiani onesti.

Secondo il Premier, grazie al piano di lotta all’evasione senza precedenti, messo in campo dal suo governo, lo Stato si attende un maggior gettito erariale di ben 3 miliardi di euro. Soldi, quest’ultimi, che verranno destinati alle famiglie italiane, attraverso un super bonus di ben 2.000 euro, che potranno essere accreditati direttamente sul conto corrente.
Ma attenzione, il progetto non sarà valido per tutti. Lo stesso Conte specifica che il bonus potrà essere applicato, solamente, a tutti quei cittadini “onesti”, che si adegueranno ai moderni metodi di pagamento digitalizzati.
In poche parole, il bonus funzionerà come un vero e proprio cash back, ossia, sostanzialmente, verrà restituita una percentuale di tutti i pagamenti effettuati attraverso mezzi tracciabili.
In ogni caso, lo stesso Premier mostra non poco ottimismo, e prosegue: “Se non piace il piano antievasione cercate di mandarmi a casa. Fino a quando ci sarò, lotterò contro l’evasione fino all’ultimo giorno e confido che nessuno all’interno del governo voglia interrompere questa opportunità”.





Pensioni: ​Tagli per invalidi e vedove da gennaio

Sulle pensioni ci sono grosse novità a partire da gennaio.
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 I cambiamenti più importanti riguardano le pensioni di invalidità e quelle di reversibilità.

Infatti col governo giallorosso restano sul campo le cesoie degli ultimi anni. Come riporta Italia Oggi, per quanto riguarda l'assegno di invalidità, di fatto dall'1 gennaio 2020, in presenza di altri redditi, verrà corrisposto al 75 per cento del totale nel caso in cui siano presenti altre entrate da lavoro pari a 4 volte il trattamento minimo. Nel caso in cui l'invalido percepisca un reddito che supera 5 volte il trattamento minimo, allora riceverà un assegno al 50 per cento del valore assoluto. E fin qui la situazione che riguarda gli invalidi. Ma vediamo adesso come stanno le cose per chi ha perso un coniuge. In questo caso ci sarà una riduzione dell'assegno anche in presenza di redditi Irpef. E in questo quadro vanno sottolineate le riduzioni sugli importi. Verrà corrisposto un assegno al 25 per cento con un reddito che supera 4 volte il minimo fissato dall'Inps, circa 26.700,00 euro. In seguito poi si va al 40 per cento con un reddito entro 5 volte il minimo (circa 33.479,55 euro), al 50 per cento se il reddito invece supera cinque volte il minimo. Insomma con il nuovo piano varato sul sistema previdenziale, una vedova che percepisce uno stipendio o una propria pensione potrebbe ricevere un assegno al 30 per cento al posto di uno fissato al 60 per cento.

Ma queste sono solo alcune delle novità previste per gli assegni. Infatti con l'inizio del nuovo anno ci saranno anche gli adeguamenti al costo della vita fissati allo 0,4 per cento. Il dato effettivo però si avrà solo a metà gennaio e dunque potrebbero scattare nuovi ricalcoli sugli assegni con un conguaglio in senso positivo che però arriverà sul rateo della pensione solo con il primo accredito del 2021. Restano poi sul campo i blocchi alle rivalutazioni che di fatto penalizzeranno e non poco diversi pensionati. Anche nel 2020 verrà confermato lo schema del 2019: per le pensioni superiori a 3 volte il minimo e inferiori a 4 la rivalutazione sarà del 97%, del 77% per gli importi tra 4 e 5 volte il minimo, del 52% tra 5 volte e 6 volte il minimo, del 47% oltre 6 volte, del 45 oltre 8 volte e solo del 40% oltre 9 volte il minimo. Il governo, dopo una trattativa con i sindacati, aveva aperto all'ipotesi di rivalutare al 100 per cento e non al 97 gli importi fino a quattro volte il minimo. Si tratta però di un cambiamento minimo che porterà nelle tasche dei pensionati tra i due e i tre euro in più. Vere e proprie briciole per una categoria che combatte tutti i giorni con il costo della vita perdendo sempre di più il potere di acquisto. E nel 2020 sarà guerra tra i sindacati dei pensionati e il governo




19.12.19

Ascoltare musica tramite gli auricolari dal cellulare o dai lettori mp3 causa un’otite di tipo nuovo che dobbiamo imparare a riconoscere.

Tutti i rischi del volume troppo alto che la moda della musica in cuffia porta con sé:
 un’otite di tipo nuovo che dobbiamo imparare a riconoscere.
Catalogheranno anche questa tra le malattie del nostro tempo, segno della tecnologia che ha ormai invaso ogni attimo della nostra vita quotidiana. Di sicuro, il tipo di otite di cui stiamo per parlare è una novità degli ultimi anni, collegata com´è a un´abitudine che si è diffusa in modo massiccio soltanto di recente: ascoltare la musica tramite gli auricolari dal cellulare o dai lettori mp3.

Il 5-10% degli appassionati che ascoltano i brani preferiti per più di un´ora al giorno, ad alto volume, è esposto al rischio di sordità. Lo sostiene Lino Di Rienzo Businco, dirigente di Otorinolaringoiatria dell´Ospedale S.Spirito di Roma e presidente della Società italiana di endoscopia e radiofrequenze otorinolaringoiatrica.

Negli ultimi anni anche tra i bambini e gli adolescenti si è andato diffondendo il danno acustico da rumore, un tempo tradizionalmente legato all´esposizione a traumi da sparo o lavorativi.

Il principale fattore di rischio in età evolutiva è proprio l´esposizione alla musica a volume elevato: “L´impiego di auricolari endoaurali in cuffia o via bluetooth”, spiega Di Rienzo, “è in grado di potenziare il danno sonoro per la pressione sonora a stretta distanza dalla coclea. I danni dipendono dal livello del rumore, dalla durata dell´esposizione e dalla suscettibilità individuale”.




Quali effetti

Gli effetti del rumore possono essere fisiologici (ipoacusia, mal di testa, problemi cardiocircolatori), e psicologici (stress, nervosismo, tensione, disturbi della comunicazione, abbattimento, insonnia).

Inoltre, “dopo prolungate esposizioni a stimoli sonori, quali l´ascolto di musica a volume elevato e senza periodi di recupero, si possono presentare”, anche a distanza di minuti oppure ore, “sintomi come sensazione di ovattamento, lieve calo uditivo generale o vertigini rotatorie”.

Lo studio


“Un nuovo studio condotto dall´università di Tel Aviv, in Israele) – prosegue Di Rienzo – conferma come l´ascolto di musica ad alto volume dalle piccole cuffie che si inseriscono nell´orecchio mette a rischio di perdere l´udito addirittura un adolescente su quattro”.

L´indagine, pubblicata sulla rivista di settore “International Journal of Audiology” da Chava Muchnik, ha coinvolto 289 partecipanti tra 13 e 17 anni. I giovani sono stati invitati a rispondere a domande sulle abitudini con i lettori musicali, in particolare sul volume e sulla durata delle sessioni di ascolto. Nella seconda fase, è avvenuta una verifica su 74 adolescenti. I dati indicano che un quarto dei partecipanti è a rischio grave di perdita dell´udito.

Le prospettive

“Entro 10 o 20 anni”, commenta Di Rienzo, “sarà troppo tardi per rendersi conto che un´intera generazione starà soffrendo di problemi d´udito molto prima di quanto accadrebbe normalmente con l´avanzare dell´età. Si stima che in Europa ben 10 milioni di persone sarebbero in pericolo”.

“È facile che capiti di aumentare il volume del lettore Mp3 portandolo a livelli eccessivi, soprattutto quando ci si trova su una strada trafficata o su un mezzo di trasporto pubblico. Sappiamo per certo che soprattutto i giovani che ascoltano musica ad alto volume, a volte per diverse ore alla settimana, non si rendono conto che stanno mettendo a rischio il loro udito. Possono trascorrere degli anni prima che il danno si manifesti, e allora è troppo tardi”, conclude Di Rienzo.




I batteri nocivi per l’organismo proliferano sul telefonino. Ecco come ucciderli

Ogni volta che toccate il vostro inseparabile cellulare, ricordatevi che state entrando in contatto
 con una quantità di batteri nocivi 18 volte superiore a quella presente sul pulsante dello scarico del wc.

Proprio così: oltre ai carrelli della spesa, al volante dell´auto e ai Dvd a noleggio, il telefonino è l’habitat ideale per la proliferazione di batteri pericolosi per l’organismo come la Salmonella e l’Escherichia coli.

Il piacere che ci dà il fatto di poter usare liberamente il telefonino, insomma, è compensato da un rischio per l’igiene davvero alto. Più di quanto possiamo immaginare.


Batteri pericolosi sui telefonini

Uno studio realizzato qualche tempo fa da “Wich?”, un´organizzazione inglese a difesa dei consumatori e riportato dal quotidiano britannico “Daily Mail”, ha calcolato infatti che i telefoni cellulari avrebbero fino a 39 volte il livello “accettabile” di batteri, e fino a 170 volte il livello massimo di batteri coliformi fecali.

La presenza di microrganismi come batteri, lieviti e muffe indica, come spiegano gli autori della ricerca, livelli molto bassi di igiene e rende il terreno fertile per altri batteri.

Dall´analisi di un campione di 30 telefonini è emerso che, in proporzione, 14,7 dei 63 milioni di cellulari in uso in Gran Bretagna (poco meno del 25%, quasi uno su quattro) potrebbero risultare pericolosi per la salute.

Uno dei telefoni esaminati, in particolare, aveva livelli così alti di batteri che avrebbe potuto scatenare un serio mal di stomaco, tanto da aver bisogno di essere sterilizzato.

Escherichia coli sul cellulare



Il telefono cellulare più igienico è risultato avere dieci volte il livello accettabile di TVC, mentre i più sporchi arrivavano a 39 volte il livello di sicurezza degli enterobatteri, un gruppo di batteri che vive nell´intestino, tra cui la Salmonella.
Su molti telefonini è risultato presente anche il batterio Escherichia coli, tipico delle intossicazioni alimentari, e lo Stafilococco aureo, ma quest’ultimo non a livelli di guardia.

Come correre ai ripari?

L’American Journal of Infection Control, ha pubblicato uno studio sulla persistenza di batteri sull’iPad e i metodi migliori per disinfettare il tablet e ridurre la contaminazione. Le soluzioni possono essere diverse, alcune costano un po’ ma altre sono facilmente approntabili con il fai da te.

Tra quelle acquistabili, la Apple ha avvertito il problema ed ha dotato i suoi negozi di salviettine igienizzanti, si chiamano Techlink refresh e consentono di igienizzare smartphone e tablet.

Esistono poi anche degli spray anti batterici che permettono di spruzzare e stendere con un panno in microfibra il detergente così da non danneggiare gli apparati.

E’ stato anche inventato una specie di sterilizzatore per strumenti elettronici, si chiama Violife ed è una specie di bussolotto come una macchinetta del caffè con uno sportello; lo aprire mettere dentro il telefono e fate partire la doccia di raggi UV che uccidono tutti i batteri.

La soluzione meno costose è una miscela di alcol (70%) ed acqua distillata che potete passare sul telefono. Sul display solo acqua distillata e non acqua normale per evitare aloni dopo l’asciugatura.




16.12.19

Legge 104: bonus Inps 1000 euro, requisiti e chi può averlo

Inps Home Care Premium è un programma indirizzato a dipendenti e pensionati pubblici.
Il bonus prevede un assegno – che può arrivare fino 1.000 euro a titolo di rimborso spese – per chi ha un familiare disabile o comunque non autosufficiente; può essere sia minorenne che maggiorenne. Inoltre, accedere al bonus dà diritto anche a diverse agevolazioni su servizi e aiuti, tra cui l’ assistenza domiciliare. Per ottenere il bonus bisogna partecipare all’ annuale bando indetto dall’ ente previdenziale. Sono 30mila i posti disponibili; una volta ottenuto, avrà una durata di 18 mesi.



Legge 104: bonus Inps 1000 euro, requisiti e chi può averlo

  1. Il beneficiario del bonus, oltre al richiedente, potrebbe essere:
  2. il coniuge convivente;
  3. un genitore o un figlio;
  4. il figlio minore orfano del titolare o il suo tutore;
  5. un suocero o un fratello.

La cifra di mille euro viene concessa solo in caso di disabilità molto grave – secondo le condizioni necessarie per l’indennità di accompagnamento – e se in possesso di un Isee sociosanitario non superiore agli 8mila euro. Quindi, oltre all’ assegno, verranno forniti dei servizi integrativi come: supporto psicologico, fisioterapico, logopedistico. In caso di necessità, garantito anche il trasporto extra domiciliare presso centri riabilitativi o di aggregazione.
Per fare richiesta bisognerà aspettare l’ annuale apertura del bando da parte dell’ Inps; sarà necessario essere già in possesso della dichiarazione sostitutiva unica per accertare l’ Isee sociosanitario. La domanda è da presentare soltanto in via telematica attraverso il portale online dell’ Inps; la sezione da monitorare quella relativa a Concorsi e Gare e, al suo interno, quella relativa a Welfare e mutualità. Una volta scaduto il bando, l’ ente previdenziale pubblicherà le graduatorie degli aventi diritto; 30mila il numero massimo di richieste che potranno essere accolte.




Bevete il latte? Attenzione può far male abbinarlo ad altri alimenti



L’80% della popolazione beve il latte, chi per colazione la mattina ma c’è anche chi per abitudine ne

La medicina Indiana raccomanda molta attenzione, alla base ci sono degli studi che lanciano l’allarme che se il latte viene assunto in modo sbagliato e abbinato a determinati alimenti può causare diversi fastidi e non risultare salutare per l’organismo.

1) Il primo abbinamento che bisogna evitare di fare è il latte con la frutta, in particolare evitare di abbinarlo a fragole, ananas e banane, durante la digestione producono calore, il latte invece produce raffreddamento. Queste opposte produzioni possono alterare la flora intestinale e con la produzione di tossine nello stomaco si potrebbe generare un’indebolimento delle vie respiratorie.

2) Il secondo abbinamento da evitare è il latte con il sale, il motivo è lo stesso che abbiamo affrontato con il latte con la frutta, il sale riscalda, il latte raffredda, si possono sviluppare tossine che possono creare problemi all’organismo.

3) Il terzo abbinamento da evitare è il latte con la carne, sono alimenti molto simili tra di loro, completi e pieni di nutrienti e consumandoli insieme possono appesantire l’apparato digerente.

4) Il quarto e ultimo abbinamento da evitare è il latte con il pesce. Anche qui il pesce ha un effetto riscaldante mentre il latte ha un effetto raffreddante. Questo contrasto può andare ad ostacolare il processo digestivo, favorendo le tossine e in alcuni casi generare malattie o sfoghi cutanei.

beve anche un bicchiere prima di andare a letto la sera, o a volte lo si da addirittura ai bambini prima di andare a letto. Prendere il latte non è sbagliato, anzi, fa bene, è abbinarlo ad altri alimenti che può creare problemi, andiamo a vedere quali.





Dieta dei 3 giorni del Dott. Migliaccio


Il professor Migliaccio, rinomato nutrizionista, 
che ha presentato anche a ‘Porta a Porta’ su Rai 1 
la sua Dieta dei 3 Giorni. Si tratta di uno schema che consente di smaltire 2 chili di peso in 36 ore, da osservare una volta ogni due o tre mesi magari. E si tratta di una dieta di tipo ipocalorico, per cui tassativamente non si deve andare oltre i tre giorni. Anzitutto è bene precisare chi è il professor Pietro Antonio Migliaccio.

Come biglietto da visita può bastare il fatto che lui è il presidente della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione (S.I.S.A.). Alcune indicazioni: prima di iniziare con questa dieta consultate un nutrizionista oppure un dietologo. Integrate il tutto con almeno 2 litri di acqua da bere ogni giorno. Se avete patologie o gravidanze in corso non cominciate. E fate un pò di attività fisica anche leggera.



La Dieta dei 3 giorni, cosa mangiare al primo giorno

Colazione: latte 1,8% (parzialmente scremato) g 100, caffè a piacere, un cucchiaino di zucchero, una fetta biscottata. Oppure: thè o orzo a piacere con un cucchiaino di zucchero, due fette biscottate.
Spuntino: un kiwi o uno yogurt magro da g 125 anche alla frutta.
Pranzo: tonno sott’olio sgocciolato una confezione da g 80; pomodori o insalata o fagiolini; pane g 40 (mezza rosetta) o un pacchetto di crackers da g 25.
Merenda: frutta fresca di stagione o 30 g di mandorle.
Cena: petto di pollo g 130 (peso netto e crudo); insalata verde mista o zucchine a piacere; un cucchiaino di olio extravergine d’oliva; pane g 40 (mezza rosetta).



Il menu del secondo giorno

Colazione: latte 1,8% (parzialmente scremato) g 100, caffè a piacere, un cucchiaino di zucchero, una fetta biscottata. Oppure: thè o orzo a piacere con un cucchiaino di zucchero, due fette biscottate.
Spuntino: un kiwi o uno yogurt magro da g 125 anche alla frutta
Pranzo: formaggio light spalmabile g 60; pomodori o insalata o fagiolini a piacere; un cucchiaino di olio pane g 40 (mezza rosetta) o un pacchetto di crackers da g 25.
Merenda: frutta fresca di stagione o 30 g di mandorle.
Cena: pesce g 140 (peso netto e crudo); insalata verde mista o zucchine a piacere; un cucchiaino di olio; pane g 40 (mezza rosetta).



Infine cosa mangiare al terzo giorno

Colazione: latte 1,8% (parzialmente scremato) g 100, caffè a piacere, un cucchiaino di zucchero, una fetta biscottata. Oppure: thè o orzo a piacere con un cucchiaino di zucchero, due fette biscottate
Spuntino: un kiwi o uno yogurt magro da g 125 anche alla frutta.
Pranzo: un uovo con due albumi; pomodori o insalata o fagiolini a piacere; un cucchiaino di olio pane g 40 (mezza rosetta) o un pacchetto di crackers da g 25.
Merenda: frutta fresca di stagione o 30 g di mandorle.
Cena: mozzarella light g 125; insalata verde mista o zucchine a piacere; un cucchiaino di olio; pane g 40 (mezza rosetta)




Mele e cannella: il segreto per arrivare a Natale in forma





Quello di dimagrire prima di Natale è un buon proposito
puntualmente disatteso da tanti. Purtroppo le feste non cominciano il 24, almeno a tavola. Infatti già da fine novembre cominciamo a dare un assaggino qua, una spizzatina la…e presto è il nostro girovita a farcelo capire. Ma per evitare psicodrammi da bilancia basta fare un pò di attenzione. Perché dimagrire prima di Natale, e dimagrire mangiando, è possibile. Avvaliamoci di frutta secca ad esempio, in particolar modo di pomeriggio. Circa 30 grammi al giorno di mandorle rappresentano un vero e proprio toccasana. E poi ci sono la cannella e le mele. La prima a quanto pare risulta particolarmente efficace per abbassare trigliceridi e colesterolo, come confermato da una ricerca statunitense svolta presso l’Università del Connecticut. Contestualmente la cannella alza i livelli del cosiddetto ‘colesterolo buono’, che serve per depurare le arterie dal grasso.

Dimagrire prima di Natale, mele e cannella i nostri grandi alleati

E lo stesso fanno anche le mele. Questa volta sono gli studiosi italiani dell’Università ‘Federico II’ di Napoli ad affermarlo in un altro studio. Questo frutto, tra i più diffusi in assoluto, è ricco di polifenoli, altrettanto utili per tenere a bada il colesterolo. Inoltre riducono la produzione di molecole infiammatorie responsabili anche di malattie cardiovascolari di grave portata. Della mela sono buone tanto la polpa interna quanto la buccia. Entrambe contengono dei composti attivi utili per depurare l’intestino e ridurne la presenza di batteri nocivi. Riguardo al dimagrimento, i ricercatori della OmniActive Health Technologies Inc a Morristown nel New Jersey sostengono che proprio la cannella, se assunta in dosi moderate con cadenza quotidiana, attiverebbe degli importanti processi antinfiammatori e antiossidanti in grado di proteggere l’organismo. Tutto merito, in questa circostanza, della aldeide cinnamica, ovvero un particolare tipo di olio essenziale che stimolerebbe il metabolismo. Va a colpire il tessuto adiposo, sollecitandone un processo di consumo ottimale. In questo modo avviene la cosiddetta ‘termogenesi’. Lo stesso farebbero anche le mele, in particolare quelle verdi.







Le abitudini sbagliate rallentano il metabolismo durante le feste. ecco quali sono





Durante le feste ci sono dei modi di fare che rischiano di rallentare il metabolismo proprio quando
dovrebbe essere al meglio della sua efficienza.

Le feste sono ormai alle porte e si respira già una certa aria di vacanza che porta con se la voglia di rilassarsi e non pensare a niente fino al nuovo anno. Questo modo di pensare, però, mette in moto degli atteggiamenti che innescano abitudini decisamente nocive per il benessere del nostro metabolismo. Inutile dire che lo scotto da pagare è una maggior propensione a prendere peso, cosa che durante le feste sarebbe decisamente da evitare.
Se anche tu hai voglia di sederti a tavola senza troppi pensieri e desideri un metabolismo più efficiente che mai, ecco quali sono le abitudini sbagliate da non prendere per nessun motivo durante le feste.

Non fare niente tutto il giorno. È vero, le vacanze sono fatte per essere godute e per viverle a pieno è molto importante mettere da parte tutti gli impegni per dedicare del tempo a se stessi. Fare ciò, però, non significa necessariamente sedersi sul divano e restarci per tutto il giorno. La troppa sedentarietà, infatti, influisce negativamente sul metabolismo, rallentandolo e portando ad accumulare peso. Ok ai momenti di relax quindi ma dedichiamoci al divano solo per due o tre ore al giorno occupando le altre per incontrare gli amici, fare qualcosa di divertente e prenderci cura anche di noi.
Da non dimenticare, ovviamente, l’attività fisica, indispensabile per tenere alto il metabolismo e per dare quella carica in più che già da sola aiuterà a combattere la pigrizia che spesso si accompagna ai giorni di festa

Dormire poco. Tante volte, quando si va in vacanza si tende a vivere in modo frenetico, alzandosi tardi e facendo le ore piccole la sera. Ovviamente, uscire a divertirsi è più che giusto, specie quando si è in vacanza. Per sentirsi bene, però, è importante non privarsi delle giuste ore di sonno. Quando ciò accade, infatti, si mette in moto il cortisolo (detto anche ormone dello stress) che oltre a far prendere peso, genera anche un nervosismo diffuso che spesso porta alla fame nervosa. Un circolo vizioso del quale è meglio fare a meno. E se proprio fai fatica ad addormentarti dopo l’adrenalina di una serata fuori, ci sono sempre i rimedi della nonna per dormire bene.

Mangiare troppi zuccheri. L’abbondanza di dolci che nel periodo delle feste abbondano sulle tavole rende la digestione dei grassi più complessa e ciò porta inevitabilmente ad un abbassamento del metabolismo. Lo stesso può dirsi anche per i carboidrati raffinati che non saziano mai abbastanza e spingono a mangiare spesso più del dovuto appesantendo l’organismo che, in questo modo, non svolgerà al meglio le sue funzioni. Meglio scegliere sempre carboidrati provenienti da cereali integrali e mangiare i dolci in modo responsabile eliminando gli zuccheri da altre fonti come, ad esempio, le bibite zuccherate o le caramelle.

Digiunare. Quando si parla di metabolismo, a far male sono per lo più gli eccessi, così, se da un lato mangiare le cose sbagliate fa male, dall’altro è nocivo anche seguire i così detti digiuni, responsabili di compromettere il corretto funzionamento del metabolismo. Se a ciò si unisce che dopo un periodo di digiuno la fame che si prova è tale da incorrere spesso nelle abbuffate, è chiaro che in questo modo, il risultato finale sarà quello di prendere peso e mai il contrario. Molto meglio mangiare a tutti i pasti (ricordiamoci quanto è importante fare colazione durante le feste) e farlo in modo sano e bilanciato. La linea sarà sicuramente più facile da mantenere.


Stare troppo al caldo. Ebbene si, una delle abitudini che si hanno durante le feste è quello di volersene stare al caldo, alzando il termostato e passando la giornata sotto plaid e coperte. Una temperatura alta, però, spinge il metabolismo a rallentare perché tra le sue funzioni principali c’è proprio quella di tenerci al caldo. Ora, questo non è ovviamente un invito a morire dal freddo quanto al non coprirsi più del dovuto perché troppo calore non fa sicuramente bene e induce a muoversi meno.


Ora che conosciamo le cinque regole che soprattutto sotto le feste rischiano di minare il nostro metabolismo, possiamo iniziare a correre ai ripari, impegnandosi da subito per delle vacanze di Natale attive e in cui vivere il rapporto con il cibo, lo svago e il tempo libero in modo sano e moderato, il migliore per ritrovarsi al nuovo anno più serene, cariche e riposate, oltre che in forma, si intende.




Liquore al cioccolato



Il liquore al cioccolato è una preparazione golosa che si può gustare tutto l’anno: durante il periodo
invernale il liquore tende a essere più cremoso, in estate la consistenza si mantiene più fluida. Vi consigliamo di prepararlo una dose per volta poiché nonostante l’alcol garantisca una perfetta conservazione il sapore si attenua man mano che il liquore invecchia. Per ottenere una consistenza cremosa utilizzate latte intero e panna fresca e, una volta cotta la crema, passatela attraverso un colino a maglie strette. Il liquore al cioccolato di solito accompagna torte morbide o biscotti al burro.



INGREDIENTI

LATTE INTERO 750 ml
PANNA 250 ml • 335 kcal
ZUCCHERO 250 g • 750 kcal
CIOCCOLATO FONDENTE 100 g • 600 kcal
CACAO AMARO 100 g • 320 kcal
ALCOL PURO A 95° 150 g • 600 kcal

Le calorie si riferiscono a 100 gr di prodotto

PREPARAZIONE:

Mettete su fuoco una pentola con il latte e la panna . Aggiungete zucchero  e cacao
Mescolate il tutto  eliminando tutti i grumi . Inserite il cioccolato che avrete precedentemente tagliato in piccoli pezzi o scaglie
Girate e mescolate il composto fin quando tutte le parti del cioccolato si son sciolte. Spegnete il fuoco e fate raffreddare. Inserite l'alcol e amalgamate bene. Con un colino, passate il tutto per evitare che alcune parti addensate possano rovinare il risultato finale. Imbottigliate il liquore.
Come conservare il liquore al cioccolato

Il liquore al cioccolato fatto in casa, una volta preparato, va inserito in bottiglie apposite con chiusura ermetica, precedentemente sterilizzate e asciugate, e conservato in un ambiente asciutto senza fonti di calore e luce. Dal momento della preparazione al consumo, devono passare almeno dieci giorni, dopodiché potrà essere servito sia a temperatura ambiente che freddo riposto in frigo o in congelatore.

Se si decide di utilizzarlo da congelatore, il consiglio è quello di aumentare di pochissimo la dose di alcol per evitare che il liquore si solidifichi quando verrà servito. Il liquore, se conservato bene, dura anche per molti mesi.

Se il liquore al cioccolato si è solidificato, una volta versato in bottiglia e riposto in frigo, lasciatelo per un po' di tempo a temperatura ambiente, e agitare la bottiglia più volte prima di versarlo. In alternativa potrebbe essersi formato un tappo di cacao che non lascia fuoriuscire il liquore: in questo caso rompete la crosticina con un bastoncino di legno.
Differenze tra liquore al cioccolato e crema di liquore al cioccolato

Esistono tantissime versioni del liquore al cioccolato, chi sostiene che sia normale berlo cremoso e chi pensa sia meglio meno denso. Per una versione più cremosa è preferibile seguire tutti i passaggi descritti nel procedimento di questa ricetta, altrimenti basterà sostituire la panna con altro latte ed eliminare il cioccolato lasciando solo il cacao: in questo modo il composto risulterà meno cremoso, più liquido, ma comunque dolce e gradevole.

Consigli

Potete regolare la densità del composto grazie all'utilizzo maggiore o minore di diversi ingredienti. Se alla fine della lavorazione, il composto esce poco denso, consiglio di inserire altro cioccolato fondente, nel caso inverso, dunque quando esce troppo denso, aumentate la dose di latte e conseguentemente – con moderazione – anche quella di alcol. Potete usare sia il latte fresco che quello a lunga conservazione, altrimenti, perché no, quello di soia o di riso. Se si solidifica troppo – in frigo o in congelatore – provate a tirarlo fuori qualche decina di minuti prima di servirlo e ritornerà al suo densità iniziale.
Varianti golose

Perché non utilizzare la fantasia per inventare tanti mix e sapori speciali? Potete preparare un liquore al cioccolato e: caffè, cannella, arancia, peperoncino , menta, nutella, lamponi, rum, vaniglia e cocco. Altrimenti perché non provare a cambiare il tipo di cioccolato: bianco, al latte o fondente con diverse percentuali. Chi ha intolleranza al lattosio o semplicemente desidera realizzarlo nella sua versione vegan, può utilizzare cacao e cioccolato senza tracce di lattosio e acqua al posto di latte e panna.




TIRAMISÙ ALLE CASTAGNE



Il Tiramisù uno dei più conosciuti ed apprezzati dolci italiani, oggi ve lo presento in una versione
molto golosa adatta anche alle occasioni speciali come quelle delle festività Natalizie.

Il Tiramisù alle castagne è un dessert al cucchiaio morbido ed avvolgente preparato con una spuma al mascarpone addolcita da crema di castagne.

Abbiamo aggiunto una nota alcolica ma molto piacevole per inzuppare i classici savoiardi ed abbiamo arricchito ancora di più questo sfizioso dolce con marrons glacés a pezzi.

Questo irresistibile Tiramisù alle castagne è particolarmente adatto ad un menu festivo o di Natale e sono sicura che farà felici tutti i vostri commensali.

INGREDIENTI

2 pan di spagna da 24 cm
500 gr castagne o marroni, al netto, già lessate
300 gr mascarpone
160 gr zucchero o di più, se piace più dolce
q.b. caffè forte, già zuccherato
1 bicchierino acquavite o rum
15 marron glacé
150 gr cioccolato fondente
q.b. cacao amaro


ISTRUZIONI

Preparate il caffè, poi zuccheratelo.
Passate le castagne nel passaverdura.
Mettete il passato di castagne in una terrina, aggiungete lo zucchero e l'acquavite o il rum, mescolate bene con un cucchiaio di legno; unite il mascarpone, amalgamando bene il tutto.
Spezzettate i marroni, grattugiate il cioccolato fondente.
Dividete ogni pan di spagna in 2 parti; mettetene 1 parte in una terrina, irroratelo di caffè, spalmate con 1/4 di crema di castagne, spolverizzate con 1/3 di marroni spezzettati, poi 1/3 di cioccolato fondente;
ponete un'altra base di pan di spagna, spruzzatelo con il caffè, spalmate con 1/3 della crema di castagne, spolverizzate con metà dei marroni, metà del cioccolato fondente;
fate un'altro strato con il pan di spagna, metà di crema di castagne, i restanti marroni e cioccolato.
Infine mettete l'ultima base di pan di spagna, spalmate la crema di castagne, spolverizzate con il cacao.
Coprite con pellicola trasparente o un coperchio e mettete in frigo per 2 ore.
Al momento di servire, estraete il tiramisù dal frigo un momento prima e lasciatelo un po' a temperatura ambiente, poi servite subito.